Fabio De Luca, un luminare della cardiochirurgia in visita a Vancouver
Un ricordo di due estati fa. Seduta al tavolino di un caffè, in una tiepida mattina di settembre, di fronte a quest’uomo affabile e pacato che irradia sicurezza e competenza, mi viene spontaneo pensare a quante persone si saranno trovate di fronte a lui, nel suo studio di cardiologo, cardiochirurgo e chirurgo vascolare, inseguendo una speranza, aspettando una risposta che schiudesse loro un futuro migliore, affidandogli le proprie prospettive di vita. Perché il mio interlocutore, il Professor Fabio De Luca, è un luminare della cardioangiochirurgia, e ancora di più, è un pioniere di tecniche avanzate di ricostruzione coronarica che permettono di recuperare la piena funzionalità delle coronarie senza più inserire materiali estranei nel cuore del paziente.
Nato a Roma nel 1962, ha conseguito la laurea a pieni voti nel 1986, presso l’ Università “La Sapienza” di Roma dove in seguito, nel 1991, ha ottenuto la Specializzazione in Cardioangiochirurgia. Si è perfezionato nei migliori centri di cardiochirurgia del mondo, lavorando con gli specialisti più avanzati e rinomati. In Italia è dal 2017 Responsabile U. F. di Cardiochirurgia Coronarica Ricostruttiva della Cardiochirurgia Humanitas Gavazzeni di Bergamo e recentemente è stato nominato Direttore del Policlinico di Monza, per Cardiochirurgia Coronarica Ricostruttiva, una tecnica da lui sviluppata per il trattamento di pazienti con multipli stent.
Ha eseguito in paesi del mondo, ad esempio a Toronto (Cardio Pediatria) e al Miami Hearth Institute (Florida) e presso le strutture ospedaliere più avanzate d’Italia, fra le quali il Maria Beatrice Hospital di Firenze, l’ Istituto Clinico Sant’Ambrogio (Milano) circa 3500 interventi di cardiochirurgia in circolazione extracorporea e a cuore battente con tecnica in approccio sternotomico, ministernotomico e minima incisione chirurgia valvola mitrale e circa 300 interventi di chirurgia vascolare maggiore in qualità di primo operatore.
Sono parole difficili per chi non è del ramo, ma tradotte in “spiccioli” significano che il chirurgo deve possedere precisione, accuratezza e velocità come afferma lo stesso De Luca in una recente intervista con il quotidiano L’Eco di Bergamo: “….Ogni ricostruzione coronarica prevede centinaia di micropunti di sutura confezionati in modo preciso per rendere il risultato più naturale possibile….Si tratta di una tecnica eseguita con particolari e raffinati strumenti cardiochirurgici essendo le strutture vascolari su cui si lavora piccolissime.” Partecipa regolarmente a congressi internazionali con le sue pubblicazioni e studi in materia e ha aperto studi professionali dove riceve pazienti in molte delle principali città italiane.
De Luca si trova a Vancouver per un periodo di vacanza e anche perché sua figlia segue un corso di laurea in Business Administration alla Capilano University nella nostra città.
Grazie a Rocco Di Trolio, noto pilastro della nostra comunità, abbiamo potuto avviare una conversazione in persona spaziando su molti temi anche oltre il campo medico. Ad esempio (e chi non sarebbe tentato di “approfittare” quando ti trovi davanti un esempio di eccellenza medica?) abbiamo parlato di dieta specialmente nella prospettiva delle patologie cardiache, dei problemi connessi al consumo di carne prodotta su scala industriale e quindi proveniente da animali nutriti con mangimi arricchiti di sostanze atte a favorire un rapido ingrasso ma che non recano alcun beneficio alla salute, anzi possono indurre malattie, specie nelle donne, di natura seria.
“La carne non è un alimento indispensabile. Uno stile di vita equilibrato si costruisce partendo da una alimentazione che riduce drasticamente gli zuccheri raffinati, gli alcolici, la carne. Questa scelta di vita nel contempo soddisfa anche le esigenze della società contemporanea che è sempre più orientata verso la conservazione dell’ambiente e il rispetto per gli animali” dice De Luca.
Sottolinea anche come la medicina abbia fatto progressi di grande portata negli ultimi decenni e come adesso nella preparazione dei medici viene privilegiata la comunicazione con i pazienti. Scomparsa la figura del medico come “figura autoritaria” con la quale non si dialoga ma della quale si accetta passivamente il verdetto, il rapporto con il paziente risulta oggi molto più equilibrato e aperto. Anche la presenza sempre crescente di pazienti di altre culture e lingue ha portato alla necessità di una maggiore consapevolezza culturale, sia in Italia che in Canada.
Abbiamo anche discusso della “nuova emigrazione” italiana, il fenomeno sociale che vede i giovani lasciare l’Italia per mancanza di prospettive concrete di lavoro e carriera. Anche a Vancouver abbiamo visto infatti come, dopo decenni di stagnazione e addirittura anni di “saldo negativo”, cioè addirittura una decrescita della nostra comunità italo-canadese locale, si è ora formata una comunità nella comunità, con l’arrivo di tanti ragazzi, molti super-qualificati, che si organizzano in comunicazioni associative virtuali e digitali molto diverse da quelle tradizionali della vecchia generazione di immigrati italiani. L’Italia, si sa, attraversa un periodo difficile, uno dei tanti della sua storia, e anche De Luca comprende i dubbi e la incertezze di tanti giovani laureati italiani sulle loro possibilità di crearsi un futuro per merito e competenza personale e non soltanto per le sempiterne raccomandazioni. Però l’Italia perde così le forze lavoro del futuro, investe nell’istruzione superiore di giovani ai quali poi offre pochi sbocchi e che lascia partire a beneficio di altre nazioni.
Osserva ancora De Luca: “Anche i pensionati cercano in altri paesi la possibilità di vivere meglio con quanto ricevono di pensione, magari vanno in Portogallo dove il costo della vita è minore e viene data loro esenzione dalle tasse per 10 anni. L’Europa in genere è un po’ vecchia dal punto di vista del sistema. All’estero i giovani trovano opportunità, occasioni, stimolo alla competitività. E gli italiani hanno sempre una marcia in più, hanno iniziativa, inventiva, si creano un futuro dovunque vadano”.
La domanda scontata, in questi casi, è sempre la stessa: “Cosa apprezza del Canada?”
De Luca conosce bene il paese, avendo lavorato a Toronto nell’ospedale più prestigioso del mondo per la cardiopediatria. Ha lavorato anche negli Stati Uniti, ma il suo apprezzamento rimane più orientato verso il Canada, paese del quale ammira l’organizzazione e il senso di stabilità e pacifica convivenza. La scelta di Vancouver come vacanza ma anche come punto di riferimento almeno fino al completamente degli studi della figlia è stata motivata proprio da queste considerazioni: “Ci è sembrata la scelta migliore, sia per il clima temperato, per la eccellente struttura logistica, per la bellezza della natura e per lo stile di vita più rilassato e meno affannato dallo stress.”
Avrei avuto ancora una domanda da fare al Professor De Luca, ma mi sono frenata. La domanda era se c’era qualche possibilità che lui e la famiglia considerassero di stabilirsi a Vancouver in modo permanente. Non solo la nostra comunità ma anche la nostra provincia ne trarrebbero beneficio. Ma forse è prematuro avanzare una simile ipotesi. Per ora possiamo augurarci che il Prof. De Luca torni spesso e magari accetti d’incontrare anche la nostra comunità italo-canadese per qualche occasione a scopo educativo.